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Vajont - La diga del disonore (2001) [65 errori]Specchi: [N° 11255] C'è un punto in cui l'onda sta per arrivare. Oltrepassa la diga. Poi c'è l'inquadratura di una madre che guarda preoccupata fuori della finestra. E di nuovo l'onda, vista da un'altra angolazione. Se state attenti, vedrete uno stemmino a forma di R girata al contrario: si vedeva anche nella prima inquadratura, ma girato al verso giusto: la scena è un negativo della precedente, finito per errore sulla pellicola! ND: [N° 11256] Nelle prime fasi del film, durante la costruzione della diga, si vede il fianco della montagna che comincia a fessurarsi. Nella realtà le prime avvisaglie di frana erano coincise con la prima prova di invaso, cioè a diga ultimata. ND: [N° 11257] Quando viene ritrovato morto Semenza si può notare distintamente come muova due volte l'occhio inquadrato. ND: [N° 11258] Per me, che frequento molto la zona, è un po' difficile credere che tra tutti gli abitanti del luogo (soprattutto in quegli anni) non ce ne sia uno che parla veneto ! ND: [N° 11259] Verso l'inizio del film Pancini (Leo Gullotta) è invitato da uno degli operai ad una festa in paese. Sulla parete sullo sfondo sono visibili un tubo ed un manicotto di gomma; peccato che il manicotto di gomma sia calato da alcuni operai solo nell'inquadratura successiva. ND: [N° 11260] Nelle scene finali mentre Olmo è sulla diga con il faro l'acqua dovrebbe essere a quota 700 circa quindi almeno 20 metri sotto il bordo della diga mentre nella scena è solo due o tre metri più bassa del bordo. ND: [N° 11263] Durante la prima frana, le case di cui sopra si muovono spinte dall'acqua in maniera del tutto irreale, senza che nessuna tegola si muova. ND: [N° 11264] La prima volta che si vede Belluno nel film si vede un colonnato di marmo.Se guardiamo bene, c'è appeso il manifesto di uno spettacolo. La seconda volta che ci ritorniamo sono passati due anni, ma il manifesto è sempre là, bello, intatto, come se fosse stato appena appeso. Questa scena si ripete altre due, tre volte ma niente... il cartello è sempre là. Insomma, quel cartello è stato lì dal 1959 al 1963 senza essersi neppure sgualcito! ND: [N° 11417] Olmo, oltre ad avere un improbabile accento da centro Italia per essere uno che è nato nella valle del Vajont, a un certo punto accenna all'Ing. Pancini che ci sarà una festa a Erto-Casso! NESSUNO, a tutt'oggi, nomina così questo comune. Gli ertani parlano di Erto e i cassani di Casso, con malcelato orgoglio campanilistico. ND: [N° 12221] In piu' di un'occasione sono state inquadrate le targhe delle moto degli operai che si recavano o tornavano dal lavoro, si puo' ben notare che le targhe sono vecchie e consumate, cosa normale per una moto d'epoca, ma in quel periodo le moto erano nuove dunque si presume che pure la targa dovesse esserlo. Storico: [N° 13303] Non so se considerarlo un blooper o solo un'amara considerazione: Olmo, al momento della frana, si salva fuggendo nelle gallerie della centrale. Nella realtà, la pressione esercitata dall'aria e dall'acqua è stata tale da distruggere tutto, dalle turbine agli impianti, e purtroppo nessuno nei dintorni della diga si salvò. Trucco: [N° 14723] Quando inizia l'abbandono delle case, si vede chiaramente che quel che dovrebbe essere un bambino piccolo, passato di mano in mano fino alla madre, è un bambolotto!! E' talmente evidente da essere scandaloso! Incongruenza: [N° 14894] La nipote dell'anziano del villaggio che non se ne vuole andare ha esattamente lo stesso aspetto dal '59 al '63, come si può vedere alla festa e durante la straziante scena dell'addio, piuttosto curioso per una bambina che in 4 anni dovrebbe cambiare parecchio... Storico: [N° 17819] Credo di aver trovato un errore che riguarda la frana di Pontesei (quella precedente il disastro). Dopo che l'usciere avvisa gli ingegneri riuniti in consiglio che vi è stata una frana nel lago di Pontesei, si vede che questi si recano immediatamente sul luogo del disastro. Peccato, però, che la didascalia in fondo alla scena rechi la dicitura: "Diga di Pontesei, Aprile 1959", mentre sappiamo che la frana cadde il giorno 22 marzo. Incongruenza: [N° 17874] Ancora un errore storico (o, almeno, di didascalia o, se vogliamo, di computo della cronologia). Scena della denuncia alla Merlin: appare la didascalia: "Belluno, inverno 1960". Scena successiva: l'ing. Semenza che mostra il giornale a Biadene, con la cronaca del disastro del Frejus (2 dicembre 1959!!!). Ora, l'inverno di un anno non si conta dal numero di quell'anno? Cioè: l'inverno 1960 non si computa dal 21 dicembre 1960... i conti non tornano! La scena successiva a quella "del giornale" è il matrimonio di Montaner: Primavera 1961!!! Il che sembra confermare il mio computo... (e, quindi, che l'errore c'è). Anacronismo: [N° 26079] Nella primavera del '61(?), dopo la scena nella quale TIna Merlin parla col contadino Pietro Corona per portarlo a conoscenza che verrà fatta una perizia anche da un geologo esterno alla SADE, la scena si sposta sul cantiere e Alberico Biadene, con altre personalità, scendono da una bella Fiat 1500 C rosso bordò seconda serie...è stata per anni la mia auto preferita se non fosse che per vederla in produzione si sarebbe dovuto attendere il 1964! Geografia: [N° 26101] La mattina del 9 ottobre 1963 (cioè il giorno del disastro), Daniel Auteuil (uno degli ingegneri), subito dopo aver dato l'ordine di svasare e portare il livello dell'acqua a 700 metri, va sopra la diga insieme a Montaner e guarda col binocolo la diga che avanza. Infatti la telecamera con la classica inquadratura "a binocolo" mostra degli alberi che si spostano, e della polvere. L'inquadratura torna su Auteuil che, con il binocolo in mano, spalle al corpo d'acqua, guarda la montagna a sinistra della diga! (mentre invece il monte Toc con la frana era a destra). Doppiaggio/Cartelli: [N° 26122] La sera del disastro i paesani di Longarone sono riuniti all'osteria davanti al televisore per assistere alla partita Real Madrid - Glasgow Rangers. Il telecronista annuncia che la partita che sta per iniziare è valevole per la Coppa Europa. In realtà la partita era relativa alla Coppa dei Campioni (nome precedente dell'attuale Champions League) non esistendo all'epoca nessuna Coppa Europa di calcio per squadre di club. Anacronismo: [N° 26133] Nel film i Carabinieri utilizzano le divise entrate in dotazione solo negli anni '80. A quel tempo le divise dei Carabinieri dovevano essere di colore grigio e non nere. (Vedi ad esempio il film Fracchia la belva umana). Anacronismo: [N° 26287] In una scena ambientata ad Erto appare una moto targata PN (Pordenone). Peccato che la provincia di Pordenone venne creata nel 1975, 12 anni dopo la tragedia. ND: [N° 26353] La diga è alta circa 260m. Il livello dell'acqua rispetto a quello del mare nei momenti critici è circa 700m. Per indicare il suddetto livello inquadrano ripetutamente un manometro (misuratore di pressione) che indica la cifra 700. Presumibilmente l'unità di misura è l'atmosfera, l'equivalente di un metro di colonna d'acqua. Quindi un ordine di grandezza dell'indicazione riportata dal manometro dovrebbe essere 200-250 ATM ovvero l'equivalente della profondità massima del lago. Non mi risulta comunque che esistano altre unità di misura di pressione (X)che ad una altezza di 250m di colonna d'acqua equivalgano 700 X di pressione. O mi sbaglio? Anacronismo: [N° 26465] Quando la cinepresa fa una panoramica sulla piazza del paese e inquadra il bar, su una parete dell'edificio appare una buca per le lettere con due aperture: si tratta di un modello di cassetta postale introdotto nel 1967, assieme al codice di avviamento postale. Prima di allora le buche per le lettere avevano una sola apertura. Trucco: [N° 29863] Quando il monte toc frana e l'ondata travolge lo stabile di pietro corona, e quest'ultimo viene travolto dall'ondata, negli ultimi due frame si vede chiaramente che l'attore viene sostituito digitalmente con una spazzata velocissima. Storico: [N° 35453] In realtà il geometra della diga si chiamava Rittmeyer e, come detto in un precedente contributo, morì anche lui nel disastro del 9 ottobre... Storico: [N° 35849] La prima visita della Commissione di Collaudo al Vajont avviene il 19 luglio '59 e non il 10 marzo. Storico: [N° 35851] Quando Tina e il suo avvocato stanno aspettando i testimoni a loro favore per il processo, l'avvocato dice che ha mandato più di 20 citazioni in giudizio. In realtà (dice la Merlin nel suo libro) molti si offrono di venire a testimoniare ma l'avvocato dice che, dopo quanto accaduto, con la frana precipitata, ne basta qualcuno e forse è anche superfluo. Vengono in tre. Dei tre solo Celeste Martinelli è nominato, nel film, come presente al processo. (gli altri due erano Pietro della Putta e Osvaldo Carrara) Storico: [N° 35852] La citazione in giudizio contro Tina Merlin e il suo giornale avviene il 25 agosto 1960 mentre il processo si tenne a novembre. Curiosità: [N° 35853] In realtà di perizie (e controperizie) ne furono fatte parecchie nel corso degli anni mentre nel film sembra che ci fosse solo quella di Edoardo Semenza (che peraltro nel suo lavoro era stato affiancato da un altro geologo, Franco Giudici) Curiosità: [N° 35854] L'espressione usata nel film da Tina Merlin "Stato nello Stato" in realtà era stata usata per la prima volta da Da Borso (l'allora presidente della provincia di Belluno) a cui era stato dato l'incarico di informarsi sulla questione Vajont. Storico: [N° 35855] Gli operai caduti alla diga risultano essere 10 e non 15. Storico: [N° 35856] Quando l'ingegner Semenza dice al figlio di parlare con Dal Piaz e anche se dovesse rivedere le sue affermazioni non cascherà il mondo in realtà non lo dice a voce ma la comunicazione tra loro avviene in forma scritta. Infatti la lettera risulta agli atti del processo. Continuità: [N° 35964] Quando la nipote di Celeste Martinelli gli da' l'ultimo abbraccio prima di lasciare la sua casa, la posizione del braccio cambia a seconda dell'inquadratura. Continuità: [N° 50318] Al matrimonio di Montaner notate come il riso tirato, che si ferma nei suoi capelli imbrillantinati, scompaia improvvisamnete mentre Olmo parla con Pancini. Storico: [N° 50319] Nel film Celeste Martinelli è mostrato fra le vittime della sciagura, ma in realtà Martinelli è uno dei pochissimi sopravvissuti, come scrive Tina Merlin nel suo libro "Sulla pelle viva". Storico: [N° 50320] Durante l'ultimo giorno si vede la lancetta che segna l'altezza dell'invaso che passa da 706 a 705 m slm. Biadene, poi, al telefono con Penta, dice che devono arrivare a 700m slm per restare nella fascia di sicurezza. Con la telefonata a Olmo, in diga, scopriamo che alla fine della giornata sono arrivati a 700 m slm. Cosa impossibile svasare 5 m d'acqua da un bacino del genere in sole 12/18 ore, la quantità d'acqua sarebbe troppa. E' poi da considerare che dagli atti del processo risulta che l'ultimo giorno lo svasamento risutò essere di 1,60m d'acqua. Doppiaggio/Cartelli: [N° 50324] Alla fine del film, quando Ancilla muore, notate che, mentre la fanciulla urla disperata... chiude la bocca ma l'urlo continua senza fare un plissè. Incongruenza: [N° 53814] Prima che si stacchi una prima parte di montagna nel lago, appare la scritta '4 novembre 1960'. Sembra un po' strano che ci siano i bambini sulla barca, in nobembre, sopratutto in un paese di montagna, in canottiera e mezze maniche. Storico: [N° 58461] Piccola curiosità: in una scena la telecamera "vola" da Longarone verso la diga, che per pochi istanti appare in tutta la sua grandezza. Lungo l'altissimo muro, orizzontalmente, sono posti dei "balconi", camminamenti di controllo, che lo suddividono. Nella realtà nel '63 vi era sulla diga un ballatoio in più, che fù divelto dall'onda. Tuttavia oggi tale passaggio quasi non compare osservando la diga, proprio perchè la ringhiera fù spazzata via. Il camminamento al quale mi riferisco è il secondo dall'alto (escluso il coronamento) Probabilmente l'autore, osservando la diga allo stato odierno, non ha visto questo dettaglio. Storico: [N° 74037] La ricostruzione degli avvenimenti riguardanti la frana è sbagliata. Si vede infatti che la fessura del terreno, in alto sul monte Toc, compare ben prima del 4 novembre 1960, quando cade la prima frana, invece, in realtà, la fessura è apparsa contemporaneamente a questo smottamento. Geografia: [N° 74038] Ad un certo punto gli ingegneri SADE salgono sulle pendici del monte Toc per controllare la fessurazione del terreno, e si nota alle loro spalle l'abitato di Casso che appare all'incirca alla stessa altezza della fessura, sul versante opposto della valle; in realtà la fessura del monte Toc è apparsa molto più in alto rispetto all'abitato di Casso, il quale, in questa scena, più verosimilmente si sarebbe dovuto vedere ben più a valle rispetto al punto in cui si trovano gli ingegneri. Trucco: [N° 74041] Verso metà del film si vede una ripresa dall'alto e da distante della diga e dell'invaso. Ad una più attenta osservazione però si nota che la ripresa è stata fatta sul paesaggio attuale, cioè con la massa della frana che ricopre la valle, e la frana stessa è stata coperta, piuttosto male a dir la verità, con ritagli di immagini di boschi e prati, così per nascondere la massa caduta e ricostruire la valle com'era prima della sciagura. Questa tecnica ritorna diverse volte nel film quando ci sono delle riprese dell'intera vallata. Trucco: [N° 74043] Ad un ecerto punto la telecamera fa un suggestivo "volo" da Longarone verso la diga, ma, quando la diga è ancora distante, si nota che appare alle sue spalle la massa franosa del 9 ottobre '63, che in quel momento della storia non dovrebbe esserci; quando poi la telecamera raggiunge la sommità della diga, del corpo franoso non c'è più traccia, giustamente. Il regista deve aver fatto una ripresa aerea del paesaggio attuale, rendendo le immagini leggermente più scure e inserendo delle nuvole di nebbia per nascondere proprio la frana che si erge alle spalle della diga e che in post produzione non è stata cancellata. Cameo: [N° 74513] Il regista Renzo Martinelli, compare nel ruolo dell'operatore che gira il documentario all'inizio del film, sull'elicottero. ND: [N° 74841] Quando Tina Merlin finisce di battere a macchina il pezzo che consegna al suo compagno (dicendo che deve essere al giornale entro le cinque), al momento che leva i fogli dalla macchina per scrivere, si nota benissimo che la carta carbone usata per fare più copie è messa al contrario!! Doppiaggio/Cartelli: [N° 76691] Nell'inverno, quando Pancini e Semenza sono sul coronamento della diga, arriva Biadene con il giornale della tragedia della diga del Frejus, crollata per un cedimento strutturale. Pancini chiede se non sia il caso di rinforzare la loro diga, ma Biadene risponde che non ce ne sarà bisogno, e che "nell'ambiente si sapeva che la diga del Frejus aveva poche fondamenta". Nella realtà, in ingegneria il nome corretto non è fondamenta ma fondazioni. Storico: [N° 81967] Nella scena in cui la dirigenza SADE fa il pranzo di festeggiamento della fine dei lavori, il tavolo è stato imbandito sul coronamento della diga e sembra che la sua larghezza occupi quasi tutto lo spazio coincidendo con la larghezza del coronamento stesso. In realtà il coronamento originario della diga era molto più largo, tanto da portare su di sè addirittura una strada a doppio senso di marcia che consentiva ai veicoli dell'Enel di passare da una parte all'altra dello sbarramento. Tale strada venne spazzata via assieme al coronamento dalla forza dell'onda di frana. Storico: [N° 86415] Il giorno del disastro i soccorritori arrivarono pochi minuti dopo dal disastro e i militari arrivarono a longarone alle 5:30, nel film quando Montaner si appoggia alla sedia a dondolo di Ancilla e piange si vede chiaramente che il sole è alto quindi dovrebbero essere mezzogiorno dunque ci dovrebbero essere già i soccorritori invece c'e' solo lui e Tina Merlin Storico: [N° 87867] C'è un errore storico che pervade tutto lo svolgimento del film. In diverse sequenze viene mostrato lo scarico destro di fondo valle perfettamente funzionante. E' addirittura il protagonista della prima prova di invaso e ritorna maestoso nella scena ripresa dall'elicottero che ci racconta l'alba del 9 ottobre 1963. Peccato che lo scarico destro fu realizzato nel 1964 per raccordarsi alla galleria di by-pass e far defluire l'acqua che si stava accumulando pericolosamente nel residuo lago del Vajont sotto l'abitato di Erto. L'unico scarico presente fino a quei giorni era quello sinistro meno maestoso e cinematografico. Storico: [N° 87868] Prima del grande evento di frana Martinelli ci racconta di un incontro in Chiesa tra l'Ing. Biadene e l'Ing.Pancini entrambi spaventati per gli eventi dramatici degli ultimi giorni. In realtà quell'incontro non è mai avvenuto in quanto l'Ing. Pancini era partito per le ferie negli Stati Uniti e l'Ing. Biadene gli esternò le sue preoccupazioni in una missiva pregandolo di rientrare anzitempo in Italia. Astronomia: [N° 92306] Il 9 ottobre mentre la montagna sta franando si può vedere alta nel cielo una Luna piena, cosa impossibile perchè quel giorno a quella ora la Luna non era ancora sorta e non era neanche piena. Anacronismo: [N° 92349] Nelle scene iniziali gli operai si muovono su degli scooters tra cui una Lambretta 50 che verrà commercializzata solo nel 1964. Cameo: [N° 96454] All'inizio del film, si vede che l'ingegnere Carlo Semenza a bordo di un elicottero, nel quale compare in un cameo, come in altre scene successive in veste di operatore cinematografico, Renzo Martinelli. Questa scena, riprende uno dei due film di propaganda della SADE, durante la realizzazione della diga, voluti all'epoca dallo stesso ingegnere Semenza. I titolo sono Uomini sul Vajont, e Altezza max. 261,60, prodotti dall'Unieuropa film con la regia di Luciano Ricci. Da notare che non è stato mai utilizzato nessun elicottero all'epoca, per i due cortometraggi sulla costruzione della diga. I link sono http://www.youtube.com/watch?v=qzKWcp4eRqI e http://www.youtube.com/watch?v=0hdpIFyyxdM&feature=related Storico: [N° 100041] Nel film è mostrato spesso Carlo Semenza in condizioni di salute precaria, ansimante ed affaticato, mentre, in realtà, l'ingegnere progettista della diga, fino alla morte, fu in piena attività ed in salute, come confermato anche dal figlio Edoardo nei suoi libri, ed affrontava ancora frequenti viaggi all'estero. Inoltre, egli era un alpinista, ed andava ancora spesso in montagna in alta quota, anche nell'ultimo periodo prima di morire. Doppiaggio/Cartelli: [N° 100042] Nel film si parla della "diga del Fréjus", ma in realtà Fréjus è soltanto la cittadina semidistrutta dall'onda causata dal suo crollo, mentre il manufatto, in realtà, era chiamato "diga di Malpasset". Storico: [N° 100043] Alla fine dei lavori della diga, si vedono alcuni ingegneri e tecnici riuniti sul coronamento per festeggiare la conclusione dell'opera, ma, nella realtà, alla festa di fine lavori non furono presenti solo quelle poche persone, ma furono invitati, come da prassi in tutti i lavori del genere, anche tutti gli operai, proprio perché essa era una festa ad essi dedicata. Storico: [N° 100044] Nel film viene messo in correlazione l'inizio dell'invaso con le scene dell'allagamento delle case più basse. Ma in realtà il fondo del bacino era a quota 460 metri s.l.m., mentre le prime case erano situate non più in basso di quota 600 metri s.l.m., quindi furono sommerse soltanto diversi mesi più tardi. Storico: [N° 100045] Nel film si vede Edoardo Semenza pronunciare la frase: «Quando una massa di roccia di quelle proporzioni si mette in movimento, non si arresta più». In realtà questa affermazione era dell'ingegnere Leopold Müller, importante personaggio della vicenda che è stato "tagliato" dalla sceneggiatura. Inoltre, la frase originaria di Müller non fu: «...non si arresta più» ma «...non tornerebbe tanto presto all'arresto assoluto.» Storico: [N° 100046] Nel film, il geologo Edoardo Semenza consiglia l'abbandono dell'impresa, ma ciò, in realtà, non fu mai consigliato né da lui né da alcun altro geologo chiamato in causa, come conferma egli stesso nei suoi scritti. Storico: [N° 100047] In seguito alla morte di Carlo Semenza, Biadene, divenuto la carica più alta al Vajont, riferisce a Pancini che la SADE, poco dopo, avrebe dovuto vendere l'impianto all'ENEL. Ma ciò non è plausibile perché non ci fu mai una vendita, nel vero significato del termine, bensì si trattò di un esproprio da parte dello Stato, risarcito da un indennizzo, il cui importo venne calcolato in base al valore delle azioni della SADE del triennio precedente. Storico: [N° 100048] Poco dopo essere diventato la più alta carica all'impianto del Vajont, Biadene parla con Pancini, dicendogli che l'invaso, per raggiungre il collaudo definitivo, avrebbe dovuto raggiungere la quota di 715 metri s.l.m., ma ciò è palesemente inesatto, in quanto la quota di collaudo dell'impianto avrebbe dovuto essere quella del massimo invaso, ovvero 722,5 metri s.l.m. Storico: [N° 100049] Ad un certo punto del film, Tina Merlin dice che il Comitato per la rinascita della Valle Ertana aveva pagato di tasca propria una perizia di un geologo famoso, la quale affermava la pericolosità della costruzione del lago nella valle di Erto e Casso e che era stata inoltrata al Genio Civile assieme alle proteste scritte della popolazione. In realtà non esiste alcuna perizia di nessun geologo che né il Comitato né la stessa Merlin avrebbero inviato al Genio Civile assieme alle numerose proteste, queste sì, inoltrate. Storico: [N° 100050] Nel film, la scena della denuncia di Tina Merlin è ambientata verso il Natale 1960, ma in realtà essa era stata notificata ben prima, ovvero nel maggio 1959, cioè dopo il suo primo articolo riguardante la pericolosità dell'invaso. Incongruenza: [N° 101797] La passerella dell'impalcatura che si spezza causando la caduta e la conseguente morte di un operaio del cantiere che sta costruendo la diga del Vajont appare integra nelle sequenze immediatamente successive (quelle del corpo dell'operaio che perde la presa del ponteggio al quale si era aggrappato e precipita nel vuoto) Anacronismo: [N° 102879] A 1.06:05 si vede una Fiat 600 bianca della serie cosiddetta "fanalona";si tratta di una versione della celebre utilitaria torinese introdotta solo nel 1965 e che quindi ancora non esisteva all'epoca dei fatti raccontati in questo film. Anacronismo: [N° 114003] I primi orologi al quarzo da polso con visore digitale a LED sono apparsi all' inizio degli anni settanta del XX secolo. Un esempio si puo' trovare nel telefilm della serie Kojak, nel quale il famoso ispettore ne sfoggia uno (per vedere l' ora era necessario premere un pulsante sulla cassa, in quanto le batterie del tempo erano poco performanti).
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